“The confession killer”

Dopo il successo della mini serie “Conversazioni con un killer: il caso Bundy”, Netflix si lancia un’altra volta nel mondo dei serial killer, questa volta seguendo le vicende di Henry Lee Lucas.

I fatti

La storia di Lucas è alquanto particolare: dopo essere stato arrestato in Texas per l’omicidio di una signora, l’uomo confesserà di aver ucciso e fatto a pezzi la sua fidanzata, Becky, una ragazza molto più giovane di lui sparita da un paio di mesi. Una volta in carcere Lucas inizierà non solo a raccontare la sua storia, fatta di violenze domestiche che si erano concluse quando a 16 anni aveva ucciso la madre, ma confesserà una lunga serie di omicidi. Presentandosi come un vagabondo sempre in giro per l’America, Lucas inizia a confessare tutti gli omicidi irrisolti che gli vengono messi davanti e ogni volta dice che potrebbero essere molti più, ipotizzando di aver ucciso più di 360 persone.

La situazione tuttavia sembra troppo facile: basta mettere davanti a Lucas un qualunque caso irrisolto e lui confesserà, ma i conti non tornano e così un’abile detective gli mette davanti un caso inventato. E lui confesserà che è opera sua. A questo punto molti nodi verranno al pettine e si scoprirà che Henry Lee Lucas ha confessato moltissimi omicidi che in realtà non ha commesso, come dimostrano le svariate prove. Ma allora perché gli ha confessati? Questa è la domanda che si pongono in molti, mentre guardano Lucas intento a rincorrere la pena capitale.

Il serial killer si racconta

Composto interamente da filmati originali e interviste ai diretti interessati, “The confession killer” ci fa raccontare la storia di Henry Lee Lucas da chi ne fu coinvolto per davvero, compreso il serial killer stesso, di cui vengono mostrate svariate interviste e svariati interrogatori. Un’idea non proprio originale (già Joe Berlinger aveva usato questa tecnica nella docuserie su Bundy), ma sempre efficace perchè dopotutto non c’è modo migliore per sentire la storia di un serial killer se non da lui stesso.

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Il fascino del serial killer

Il caso Lucas è indubbiamente uno dei più complicati e al tempo stesso dei più interessanti: perché un uomo dovrebbe confessare crimini che non ha commesso e farsi condannare a morte? La risposta che emerge è decisamente inquietante: la fama dei media.

La cronaca nera è da sempre uno degli argomenti preferiti dei media e non possiamo negare che molti serial killer siano delle vere e proprie celebrità, basti pensare a Ted Bundy e Charles Manson e quello che Lucas vuole si scopre essere la fama e la popolarità che deriva dall’essere un serial killer. Sin dal momento in cui inizia a confessare gli omicidi cambia il modo in cui Lucas viene trattato: i poliziotti ed i ranger lo trattano con molta cura, quasi con affetto, come se fossero amici e lo viziano con milkshake e sigarette, dandogli quelle attenzioni che Henry Lee Lucas non ha mai avuto da piccolo poiché la madre era molto violenta con lui.

Un killer vantaggioso

L’essere un serial killer fa di lui una celebrità e lui lo adora, ma non è l’unico a trarne dei vantaggi: poiché confessa qualunque caso gli venga messo davanti, permette a moltissimi dipartimenti di polizia di chiudere svariati casi mai risolti, rassicurando tutti poiché ormai non è più un pericolo per la popolazione. Sfortuna che molti di quegli omicidi non siano stati commessi da lui.

La situazione cambierà quando Becky, la fidanzata che Lucas sosteneva di aver ucciso, riapparirà sulle scene, viva e vegeta, smascherando definitivamente alcune delle sue menzogne.

Ma la vera domanda è: che fine farà Henry Lee Lucas? Beh per saperlo dovrete guardare la serie.

Anna

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