“io odio l’estate”
Estate, amori giovanili e tanta musica. Queste sono le parole chiave della nuova produzione Netflix italiana Summertime. Chi in questi mesi stava aspettando questa serie preparandosi a gustarsi un nuovo “Tre metri sopra il cielo” rimarrà inevitabilmente deluso. Perché già a una prima occhiata, Summertime prende le distanza dall’opera di Moccia anzi si rivela non avere praticamente nulla a che fare con le sua opera prima citata. Ma ci racconta di amori estivi in un panorama della riviera romagnola.
Trama:
La serie racconta della storia d’amore tra Ale e Summer, due giovani ragazzi che si conoscono durante la loro estate romagnola ma che vivono in due mondi completamente diversi. Lui,ex campione motociclista con un grave incidente alle spalle, ribelle alla ricerca del suo posto nel mondo . Lei, ragazza con la testa sulle spalle, figlia di una madre ancora teenager e con un padre assente, alla ricerca di un lavoro estivo. I due dopo un diverbio iniziale, inevitabilmente si innamorano mentre accanto a loro abbiamo modo di assistere alle vite anche dei loro amici. Ognuno con le proprie problematiche e le proprie aspirazioni future.
A fare da sfondo a tutto ciò troviamo il mare, la spiaggia e la musica indie italiana che tanto piace al pubblico di oggi. Una cornice niente male per una serie che forse non riesce davvero a lasciare il segno.
TEEN DRAMA AL SAPORE DI MARE
Omaggiando Sapore di mare dei Vanzina, Summertime rivela la sua carta migliore fin dall’inizio. Il mare e riviera romagnola sono protagonisti in molte delle sequenze più riuscite dei vari episodi che compongono la serie. La fotografia splendente, i colori accesi e che rimandano subito all’estate sono il la cosa meglio riuscita dell’intera serie. Insieme a una grandissima colonna sonora, che richiama vari artisti indie italiani più noti come Achille Lauro, Salmo e Francesca Michelin. Questi brani sono uno splendido contorno alle vicende di questi ragazzi della nuova generazione. Riuscendo a raccontare le loro sensazioni e stato emotivo tramite la musica.
Purtroppo per me i lati veramente positivi si concludono qua.
L’obbiettivo che si pone Netflix di creare un nuovo teen drama accattivante sulla scia di Elite e Baby, risulta un po’ fallimentare. Summertime risulta essere migliore di prodotti come Baby e Luna nera (orrore vero) ma non riesce a essere neanche così incisiva come la serie spagnola Elite. I personaggi sono infinitamente stereotipati e la loro caratterizzazione, salvo qualche eccezione, è tremendamente banale e mai veramente interessante. La protagonista femminile tende a essere per la maggior tempo al quanto fastidiosa e questo comporta una grave mancanza di empatia verso il personaggio. Il personaggio di Ale funziona ma anche lui pecca di prevedibilità e mancanza di qualcosa che lo differenzi da molti protagonisti di questo genere di prodotto, per quanto Ludovico Tersigni lo interpreti in maniera ottima.
La recitazione com’era già successo nei due prodotti italiani di Netflix già citati prima, è abbastanza altalenante. Sicuramente le performance migliori ce le hanno date Andrea Lattanzi nel ruolo di Dario e Amanda Campana nel ruolo di Sophia, nonché regalandoci anche il miglior rapporto creatosi tra i due personaggi migliori della serie.
QUALCOSA DI NUOVO? DIREI PROPRIO DI NO
Summertime si appoggia a molte serie venute prima di lui, ma non riesce davvero a risultare abbastanza incisiva da rimanere nell’immaginario collettivo. Non sfocia nel trash ma neanche regala momenti particolarmente emozionanti. Cito un cameo di Raphael Gualazzi che non mi aspettavo di ritrovare in un progetto di questo tipo, ma fa sempre piacere vederlo.
Un’occasione in parte sprecata quella di Netflix che non riesce a sfornare una serie convincente al 100% ma con svariati difetti, in parte colpa di una sceneggiatura fin troppo banale e un prodotto finale che gioca tutto sulle ambientazioni e atmosfere musicali più che sul’approfondimento dei propri personaggi.
Voto: 6/10
Irene