POSE – SECONDA STAGIONE

Once a mother, always a mother

Finalmente, leggermente in differita dalla programmazione americana, la seconda stagione di Pose sbarca anche in Italia con lo stesso cast e la stessa forza narrativa della prima stagione.

Dove eravamo rimasti…

La serie, creata da Ryan Murphy, Brad Falchuk e Steven Canals, riparte esattamente dove la prima stagione si era fermata. Blanca, incoronata madre dell’anno, si divide fra le battaglie dei suoi figli e la sua lotta personale contro un mondo ricco di pregiudizi e odio. Accanto a Blanca ritroviamo anche la regina indiscussa dei Balls, Elektra, che nonostante la generosità di Blanca decide di fondare una nuova casa tutta sua: la House of Wintour.  Pray Tell, proprio come Blanca, si trova costretto a fronteggiare l’HIV e tutti i problemi che il virus ha sul suo corpo. Anche i “figli” di Blanca, dopo le prime incertezze riescono finalmente a farsi strada in un mondo che sembra non voler aver niente a che fare con loro, conquistandosi il loro posto.

Una serie che riesce a far suoi i problemi di un’intera comunità

Se la prima stagione, nonostante due dei suoi protagonisti siano sieropositivi, sembra concentrarsi sulle atmosfere uniche a sgargianti dei Balls cercando in questo modo di oscurare quella minaccia che era l’AIDS,la seconda stagione rende il virus uno dei suoi personaggi principali. Se prima Blanca e Pray Tell erano solo sieropositivi e nessuno dei due era in grado di vedere effetti che il virus aveva sul loro corpo, adesso è come se l’AIDS fosse reale, possiamo quasi toccarlo da quanto forte è rappresentato. Entrambi i personaggi sono però determinati a non lasciare che l’AIDS prenda il sopravvento sulle loro vite, lasciandosi guidare da quella voglia di amare e essere amati che solo chi ha paura di ferire gli altri può comprendere.

Fin dall’inizio di questa stagione è inoltre chiaro che la comunità non può più starsene in disparte continuando a subire soprusi da parte di chi si crede più forte, migliore di loro.  Questa volta i nostri protagonisti si rendono conto che per ottenere qualcosa in un mondo che non li accetta è necessario unirsi. Uniti riescono infatti ad attirare l’attenzione pubblica sul modo disumano con cui la Chiesa si approccia all’AIDS, uniti riusciranno anche a proteggersi da quegli uomini incapaci di accettare i propri desideri sessuali e che sfogano la propria frustrazione verso ciò che più li attrae e spaventa allo stesso tempo.

La Famiglia di Pose

You’ve shown me how to feel love. I don’t ever want to be without that feeling.

Pose riesce a rappresentare la Comunità esattamente come dovrebbe essere: una famiglia. Una famiglia in cui nessuno viene escluso o lasciato indietro e in cui tutti trovano sempre il proprio posto. Una famiglia in cui le battaglie di qualcuno diventano immediatamente le battaglie di tutti e nessuno si arrende finché anche il sogno più semplice non viene realizzato.

Non si tratta infatti solo del legame che si crea all’interno delle Houses, un legame molto più forte di quello all’interno di una famiglia proprio perché è un legame che deriva da una scelta e non solo dal condividere dei geni. Si tratta di un legame molto più grande, molto più vasto, un legame che comprende tutta New York City. Nonostante le divergenze, che grazie al personaggio di Elektra non mancano mai, Pose ci fa capire l’importanza del legame all’interno della comunità, dove tutti sono sorelle e fratelli, madri e padri e dove non appena qualcuno chiede aiuto l’intera comunità risponde.

Una seconda stagione che supera le aspettative

Pose riesce anche nell’impresa di creare una seconda stagione decisamente migliore della prima – non che della prima ci si potesse lamentare, anzi – e coinvolge come solo poche serie tv sanno fare. Non a caso la serie è infatti stata rinnovata per runa terza stagione.

Pose però non è solo intrattenimento. Pose è un piccolo pezzo di storia contemporanea, un piccolo pezzo in cui migliaia di persone sono morte solo perché a nessuno dei piani alti interessava la loro condizione, solo perché c’erano persone convinte che l’AIDS fosse una punizione divina. Oggi, nonostante siano passati più di 30 anni dall’ambientazione di Pose, la situazione è cambiata, migliorata se vogliamo essere ottimisti, ma ancora oggi le persone muoiono per concedersi il lusso, la libertà di essere quello che sono nate per essere, senza lasciare che sia quello che hanno tra le gambe a decidere per loro.

Voto: 9.5/10

Sara

Sara

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