Lo squalificato di Dazai Osamu è stato pubblicato a Tokyo nel 1948 e arriva in Italia grazie a Feltrinelli nel 2009 ed è considerato come uno dei pilastri della cultura orientale.
Abbiamo a che fare con un paese estremamente civilizzato, che appare a noi così distante e, per certi versi, freddo. Dietro ai colori vivaci e allegri degli anime che caratterizzano il Giappone, dietro a quel tono di voce acuto e vivo, si nasconde qualcos’altro. Il tasso di criminalità in Giappone è uno dei più bassi, si vive pacificamente, eppure, il tasso dei suicidi è uno dei più alti. Come è possibile combinare le due cose?
Dietro l’apparente perfezione di questo mondo, si nasconde una mentalità rigida e robotica che fa funzionare il paese, ma che al tempo stesso lo distrugge.
Dazai Osamu vuole, a modo suo, ricostruire proprio il paradosso secondo cui la perfezione può risultare insopportabile e portare al suicidio.
LA TRADUZIONE E IL TITOLO
La traduzione in molti casi è stata definita antiquata e fastidiosa, al contrario, ritengo che la bellezza di questo romanzo è soprattutto dovuta alla sua traduzione. Non potendolo leggere in giapponese, traducendo il romanzo con un italiano moderno avremmo perso gran parte dell’atmosfera del Giappone di quegli anni.
Il titolo originale è 人間失格, ovvero “ningen shikkaku”, che letteralmente vuol dire “essere umano squalificato”. Perciò quale titolo migliore, ma soprattutto più fedele, potevano scegliere? Spesso ci si riferisce alla traduzione in inglese No longer human, ma il “non sentirsi più un umano” è un concetto più distante dall’essere “squalificati dal genere umano”.
“E adesso ero diventato un pazzo. Anche se m’avessero dimesso, sarei rimasto perpetuamente bollato in fronte dalla parola “pazzo” o magari “reietto.”
Squalificato come essere umano.
Cessavo una volta per sempre d’esistere come essere umano.”
Il protagonista non si sente un pazzo, e a dirla tutta non lo è neanche, ma così è visto dagli altri, i quali hanno agito di conseguenza squalificandolo come essere umano.
IL ROMANZO
Il romanzo ruota intorno al concetto di “essere umano”. Cos’è l’essere umano? E sopratutto, come ci si comporta da essere umano?
Il protagonista, Yōzō, sin da quando era bambino, si è posto questi interrogativi, arrivando ad una conclusione: non esiste una risposta. Questa mancanza di risposte lo renderà per sempre lontano dal vivere una vita normale.
Ho sempre immaginato Yōzō come una macchia di colore su uno sfondo grigio, come l’unica creatura che si pone delle domande a costo di soffrire la mancanza di risposte, pur di non agire senza chiedersi “perché”.
E’ certo che tutti questi interrogativi non gli hanno mai permesso di lasciarsi trasportare dal flusso della vita e in alcune occasioni chiedersi “perché”, piuttosto che lasciarsi andare all’ignoto, non è la scelta giusta.
“Da bimbo, il momento più penoso della giornata era senza dubbio l’ora dei pasti. «Perché gli esseri umani debbono consumare tre pasti ogni giorno che passa? Tre volte al giorno, all’ora fissata, la famiglia si raduna.» A volte arrivavo al punto di formulare pensieri del genere.
Si può dire che ancora non m’intendo per niente di come funzionano gli esseri umani.”
La consapevolezza di non sapere come funzionano gli esseri umani con cui entra in contatto è per Yōzō fonte di terrore. Perciò trova una soluzione e decide di indossare la maschera del “comico”. Quando si trova di fronte ad altri esseri umani senza avere la minima idea di come relazionarsi con loro, li fa ridere. La risata unisce ed elimina le tensioni, ma Yozō resta cosciente del fatto che ciò che fa ridere gli altri, non fa ridere lui.
TIPOLOGIE DI AMICI
In qualsiasi universo, per quanto ci si possa sentire soli e diversi, si finisce sempre per trovare qualcuno che sa vedere al di là della maschera che abbiamo deciso di indossare. Così è stato anche per Yōzō, il quale ha trovato Takeichi, un ragazzo completamente opposto a lui, ma che gli permetterà di avvicinarsi al mondo umano che gli è tanto sconosciuto.
Proprio Takeichi fa nascere in lui il desiderio di dipingere e di utilizzare l’arte come mezzo per conoscersi. Yōzō infatti dipinge degli autoritratti, ma l’immagine è quella di uno spettro, di un mostro.
“Quelle pitture erano talmente strazianti che ne sbalordivo io per primo. Ecco il mio vero io, che avevo disperatamente nascosto.”
LA BELLEZZA…
E’ vero che Yōzō si vede come un mostro, ma è anche vero che la sua bellezza è agli occhi di tutti innegabile. Infatti lo stesso Takeichi gli fa due predizioni: sarà amato da molte donne e diventerà un pittore famoso. Sarà infatti amato da molte donne, come predetto, ma lui si ritroverà ad essere incapace di amare.
Nel corso della sua vita Yōzō è stato salvato dalla sua bellezza e dalla sua intelligenza che lo rendevano un essere umano degno delle attenzioni altrui. La bellezza e l’intelligenza potevano portarlo a diventare un grande esponente della società di quel tempo, grazie anche all’aiuto del padre, un politico. Lo aspettava una vita perfetta, impeccabile. Eppure questa perfezione lo opprimeva sin da quando era piccolo, per questo si lascia trasportare da Horiki. Horiki è un altro amico di Yōzō e anche lui gli permetterà di avvicinarsi al mondo umano. A differenza di Takeichi, Horiki gli mostrerà l’altra faccia della medaglia, ovvero un mondo fatto di alcol e droghe che lo porteranno alla rovina.
… LA ROVINA
Il sogno di Yōzō era quello di diventare un pittore famoso, per questo ha deciso di abbandonare i sogni del padre per inseguire i suoi, ma lungo la strada ha conosciuto la dipendenza, i soldi e l’amore, che a modo loro non gli permetteranno mai di rendere questo sogno realtà.
Una possibilità di salvezza arriva grazie alla donna che sposerà: Yoshiko. Grazie a lei Yōzō riesce quasi ad uscire dalla dipendenza. Questa fioca luce viene subito spenta dal ritorno di Horiki, che lo trascinerà nuovamente verso l’alcool e l’autodistruzione.
“E poi, proprio quando cominciavo a carezzare in petto un barlume della dolce evenienza che forse un giorno mi sarei trasformato in un essere umano, e che mi verrebbe risparmiata la necessità d’una orribile morte, riecco saltar fuori Horiki.”
Horiki ha un ruolo diabolico, creato apposta per portare a galla le debolezze altrui per trarne piacere e vantaggio. Sarà infatti Horiki stesso a distruggere in Yōzō ogni accenno di umanità che nasce in lui.
IL SUICIDIO
Durante il corso della sua vita, Yōzō tenta il suicidio e questo argomento si fa ancora più delicato se si tiene in considerazione il fatto che gli episodi descritti vengono da esperienze dirette dell’autore. Dazai, come il suo personaggio, ha tentato il suicidio più volte. Entrambi creature imperfette con il desiderio di ritrovarsi in questo mondo che si muove perfetto, che non lascia spazio ad errori.
TRE TACCUINI
La vita di Yōzō è raccolta in tre taccuini, tenuti da Yōzō in persona, che verranno consegnati a Dazai, che li pubblicherà. Dazai si lascerà convincere a pubblicare questi taccuini grazie ad alcune foto che troverà allegate con essi.
Resta colpito infatti dalla foto di un “ragazzo di straordinaria bellezza”, che però ha qualcosa di strano, il sorriso.
“Eppure il viso non riesce a dare l’impressione d’appartenere a un essere umano vivo. E sorride ancora, ma con un sorrisetto leggermente astuto. Eppure non è proprio il sorriso di un essere umano. Non è che un foglio di carta bianca, leggero come una piuma – e sorride. Questo ritratto, insomma, dà il senso d’una artificiosità assoluta.”
Il ragazzo in questione è Yōzō e perfino il suo editore, Dazai (che nella realtà è il autore), lo squalifica come essere umano.
RIADATTAMENTI
Visto il mio legame con gli anime e manga giapponesi, vorrei soffermarmi su alcuni riadattamenti che meritano di essere conosciti. Il primo è l’anime Aoi Bungaku che si occupa di riadattare in modo impeccabile alcuni dei romanzi più importanti della cultura giapponese. Il secondo è il manga di Usamaru Furuya, da cui sono prese le immagini.
Infine Bungo Stray Dogs, a mio parere un gioiello della cultura cinematografica del genere. Qui lo scrittore stesso, Dazai Osamu, è un investigatore maledetto e romantico e con una fredda ironia lo rappresenta alla perfezione.
9/10
Cami