La quarta stagione dell’osannata serie tv spagnola “La Casa di Carta” (titolo originale “La Casa de Papel”), ideata da Álex Pina, si è da poco conclusa e sul suo successo si è detto qualsiasi cosa. Ma come è nato questo fenomeno planetario?
All’inizio la serie venne trasmessa nel 2017 sul canale spagnolo Antena 3, da prima con un buon riscontro, poi con sempre meno successo, fin quando non è stata acquistata da Netflix, che ha rimontato la prima stagione, dividendola in due parti, cosa che ha fatto anche con la seconda, dando vita, in pratica, a quattro stagioni.
La storia racconta di una banda di ladri, riuniti da un certo “Professore”, che ha come obiettivo mettere a segno un duro colpo alla Zecca di Stato (da qui il titolo della serie), a Madrid, per stampare migliaia di milioni di banconote e cambiare la propria vita. La mente della rapina, il Professore, appunto, istruisce i suoi ragazzi ed assegna loro nomi di città famose nel mondo, per celare la vera identità ed evitare, così, eccessivo legame e coinvolgimenti emotivi. Il simbolo di questa rapina, che in realtà nasce sin da subito con obiettivi di rivoluzione, è una tuta rossa con la maschera del pittore surrealista spagnolo Salvador Dalí, divisa che li accompagna durante scontri a fuoco e spericolate avventure.
Così la banda è pronta, ci sono: Tokyo, Rio, Denver, Mosca, Helsinki, Oslo, Berlino, Nairobi, ai quali nel corso delle stagioni si aggiungeranno Palermo, Marsiglia, Bogotá, Manila e in particolare Stoccolma, che prima era un ostaggio e poi diventa compagna di Denver (il nome scelto viene, infatti, dalla Sindrome di Stoccolma) e Lisbona, che è l’ispettrice che prima dà la caccia al Professore e poi se ne innamora, finendo per diventare un membro della banda. Dopo il colpo alla Zecca, terminato nella seconda stagione, la storia prosegue con un altro colpo, questa volta alla Banca di Spagna per rubare l’oro, avventura dove entra in gioco la nuova ispettrice, la spietata Alicia Sierra.
Il quadro della trama è completo ed anche i personaggi, ma ci chiedevamo l’origine di questo fenomeno globale: come raccontato dal team, la serie non era andata bene, era stata chiusa dopo la seconda stagione, gli attori finite le scene si erano detti addio, ma poi arriva il colosso Netflix, inserisce il prodotto nel suo catalogo e tutto cambia.
Gli attori protagonisti cominciano ad essere seguiti sui social da milioni di fan, nel mondo comincia a spuntare gente vestita con tuta e maschera negli stadi, nel Carnevale di Rio, personaggi famosi dichiarano di essere fan accaniti, la seria balza in cima alle classifiche di gradimento, ispirando addirittura delle rapine. Insomma, tutti impazziscono per “La Casa di Carta”, gli attori sono amati ovunque e la cosa più bella è che la serie arriva a diventare un simbolo nelle piazze di tutto il mondo, nelle manifestazioni di protesta per i diritti sociali, per l’ambiente, la democrazia e il femminismo. A fare da colonna sonora a queste manifestazioni è “Bella ciao”, celebre canto popolare italiano, associato al movimento dei partigiani e alla Liberazione del 1945, noto nel mondo come canto di ribellione che, appunto, viene utilizzata ne “La Casa di Carta” come inno dei gesti rivoluzionari compiuti dai personaggi, che si proclamano, infatti, la Resistenza.
In questo clima di successo, Netflix chiede agli autori di andare avanti con la storia, così la serie ricomincia e gli attori si accorgono subito di quanto ora sia molto più difficile proseguire, perché ora i fan vogliono vederli, incontrarli e quando la troupe arriva in Italia, a Firenze, per girare delle scene con il Professore e Berlino, la folla è incontenibile. I punti di forza di questa serie, infatti, sono proprio i personaggi e quanto sia facile affezionarsi a loro, comprendere le loro azioni, perdonare i loro sbagli, identificarsi nei loro sentimenti, oltre all’emozione di non riuscire ad immaginare cos’altro di assurdo e geniale inventeranno per riuscire a rimanere liberi e vivi.
Contemporaneamente a questo successo, ovviamente, si diffonde anche un enorme merchandising, fatto in primis di costumi e maschere, ma anche di action figures, tazze, abbigliamento, portachiavi e molto altro.
Un prodotto da record, possiamo ben dire, che nel 2018 si è guadagnato anche un Emmy come Miglior serie drammatica.
Per la prossima stagione, su cui girano già indiscrezioni e ipotesi, c’è da aspettare ancora un bel po’ di tempo, perché a causa del Coronavirus la realizzazione di numerosi film e serie tv è stata sospesa. Probabilmente la quinta stagione non vedrà la luce prima dell’estate/autunno 2021, ma nel frattempo possiamo fare un ripasso di tutte le stagioni e cominciare ad immaginare le prossime mosse del Professore e la sua banda.
Simona De Bartolomeo