La casa di carta (o la casa de papel/money heist) è sicuramente una delle serie più conosciute e seguite degli ultimi anni, sopratutto se si pensa che è una serie spagnola che fino alla terza stagione non era nelle mani di Netflix.
DALLA ZECCA ALLA BANCA DI STATO
Ma facciamo un passo indietro ricapitolando dove abbiamo lasciato il nostro gruppo di ladri. La seconda stagione si conclude con la riuscita del colpo organizzato dal Professore; il gruppo riesce a scappare dalla Zecca di Stato rubando più di 2,4 miliardi di euro, ma tutto ciò ha un suo prezzo: la morte di Berlino, uno dei personaggi che sicuramente ha catturato l’attenzione durante le prime stagioni. Un duro colpo non solo per i fans, ma per il gruppo e in particolare anche per il Professore, nonchè fratello di Berlino.
Lasciandosi questa disgrazia alle spalle, però, il gruppo si divide in tante piccole coppie, così da non essere rintracciati e poter vivere la vita da miliardari molto tranquillamente. Ed eccoci arrivati alla terza stagione. Cosa potrebbe andare mai storto? A rovinare questo idillio è, come sempre, il carattere di Tokyo che, stanca di vivere su un’isola sperduta con Rio, decide di andarsene. Ciò “obbliga” Rio a contattarla con un telefono satellitare che ovviamente viene rintracciato dalla polizia.
IL NUOVO COLPO DEL PROFESSORE
Per liberare Rio dalla polizia il Professore riunisce tutta la banda. Tuttavia questo nuovo colpo è spinto anche dalla voglia di vendicare il fratello morto. La rapina alla banca di Stato è molto più complicata rispetto alla prima e ciò anche a causa della nuova ispectora Sierra, molto più determinata e forte della Murillo.
I NUOVI PERSONAGGI
Fin da subito è chiaro che il gruppo è cambiato e si allargato, includendo personaggi già anticipati nelle altre stagioni ed altri completamente nuovi. A fianco di Denver ritroviamo Monica (Stoccolma), mentre a spalleggiare il Professore c’è la nostra amata Raquel, Lisbona. A catturare maggiormente l’attenzione sono i nuovi arrivati però, cioè Palermo, Bogotà e Marsiglia, tre personaggi affascinanti e che riescono a riempire il vuoto lasciato da Berlino. In particolare è il personaggio di Palermo a risaltare maggiormente, sia per il suo attaccamento con il Professore e suo fratello, ma anche per il temperamento da leader, che lo porta, molto spesso, a scontrarsi con gli altri protagonisti.
NAIROBI
Ma adesso parliamo della vera protagonista di questa terza stagione: Nairobi. Se nelle altre stagioni era stata un po’ lasciata in disparte, in questa
possiamo dire che il suo carisma si è fatto assolutamente notare. Fin dall’inizio Nairobi si è fatta valere per il suo acceso femminismo – chi dimentica il “empieza el matriarcado!“? – e in questa stagione la sua battaglia contro il patriarcato e il sessismo è più forte che mai.
La vediamo rispondere a testa alta a tutti quelli che fanno insinuazioni sessiste, da Palermo a Bogotà, non permettendo a nessuno di metterle i piedi in testa. Nairobi è un personaggio che riesce ad entrare nei cuori di tutti noi anche per l’estrema delicatezza e sensibilità che dimostra nei confronti dei suoi compagni, consolando tutti e comportandosi un po’ da mamma del gruppo. Una figura che sicuramente si distingue dalle altre.
TROPPI SENTIMENTALISMI
Se da un lato questa terza stagione mi è piaciuta moltissimo, dall’altro ho notato fin troppo lo zampino di Netflix. Il Professore si raccomanda di non creare relazioni tra i compagni, eppure questa terza stagione è caratterizzata dai continui litigi di coppia e dai sentimenti che, in una situazione del genere, raggiungono il loro apice ed esplodendo diventano la causa principale di tutti gli errori del gruppo. Decisamente troppo pathos a mio parere e ciò ha tolto alla serie quell’aspetto schematico e rigido che l’aveva caratterizzata precedentemente.
Nonostante ciò, Netflix non ha deluso le aspettative dei fans e perciò non ci manca altro che aspettare la quarta stagione per vedere come finirà questa nuova guerra tra la resistenza e lo Stato.
Mels.