LA CAMPANA DI VETRO

“Gli avevo detto che credevo nell’inferno, e che certe persone, io per esempio, erano condannate a vivere all’inferno durante la vita, per compensare il fatto di non andarci dopo morte, visto che non credevano nell’aldilà, e che dopo la morte a ciascuno succede quello in cui aveva creduto.” – S. Plath

L’idea di scrivere una recensione su ‘La Campana di Vetro’ mi rendeva molto tesa, a causa delle forti emozioni che questo libro mi ha fatto provare. Nonostante questo ho ritenuto quasi necessario esprimere queste stesse emozioni, alle quali ho dato molta importanza durante la lettura del libro.

LA STORIA DI ESTHER

Immagine correlata

La nostra protagonista, Esther Greenwood, è una giovane ragazza che, avendo sempre dato il massimo all’università, è riuscita ad ottenere un tirocinio presso una rivista femminile a New York. La sua vita, letteralmente stravolta da questa opportunità, raggiunge uno stile che, all’apparenza, sembra sfarzoso e leggero, ma che non rappresenta la realtà, bensì, proprio quello che la ragazza spera di ottenere, ossia di godersi il soggiorno in una città così magica e luminosa come NYC. Esther, però, fallisce nel suo tentativo e torna a casa, come se ci fosse un qualcosa di incompiuto.

Il vero colpo arriva quando la madre le da la notizia che non era stata ammessa al corso di scrittura. Da quel momento si percepisce un cambiamento, che era già accennato, ma che si completa proprio in queste pagine. La ragazza, quindi, prova (senza poter fare effettivamente nulla) a fermare i primi sintomi di depressione, che la rinchiudono in questa campana di vetro, che non le permettono di fare tutte quelle cose che aveva sempre amato: leggere, scrivere. La condizione della ragazza peggiora a tal punto che decide di andare da uno psichiatra. Tutto, in quell’istante, cambia.

IL CONFRONTO CON SYLVIA PLATH E GLI ARGOMENTI TRATTATI NEL ROMANZO

Immagine correlata

Silvia Plath, autrice de ‘La Campana di Vetro’

Leggere la storia di Esther è stato difficile, è stato pesante, non perchè il libro utilizzi termini particolarmente difficili o perchè la lettura sia complicata, ma proprio per l’importanza della tematica, trattata dall’autrice con uno spietato realismo (d’altronde è chiaro il confronto tra Esther e Sylvia Plath stessa, che come la giovane protagonista, ha affrontato la depressione). Il lettore tende a rivalutare, in questo modo, un intero periodo, gli anni 50, nei quali la storia è ambientata.

Nel romanzo, infatti, oltre al tema delle malattie mentali, del suicidio, della morte, è affrontato con profondità il ruolo delle donne, che dovevano apparire in un modo, secondo gli standard sociali, ma che avevano una vasta gamma di emozioni e sensazioni, che erano costrette a tenere nascoste, se non volevano finire sulla sedia elettrica o peggio. Il realismo de ” La Campana di Vetro” è quello che sorprende di più, è quello che, nonostante l’angoscia, provata per e con la protagonista, ti fa continuare il libro fino all’ultima pagina con voracità.

Questo libro è uno di quelli che rimangono con te, che ti portano a riflettere, che ti fanno porre domande che forse non ti saresti mai fatto, è un libro che merita di essere letto e capito, ma soprattutto che merita di essere discusso.

VOTO

9/10

Benny

Benny

"I believe in the power of words"

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Torna in alto
it_ITItaliano
en_GBEnglish (UK) it_ITItaliano
Vai alla barra degli strumenti