IL RAGAZZO E L’AIRONE

Una favola inquietante, un viaggio in uno strano Aldilà sotto la guida di un airone cenerino che appartiene a una specie che non fa altro che mentire, il tutto per trovare la zia-matrigna sparita. O meglio, per accettare la morte della madre e il matrimonio del padre con la sorella della donna, che ora aspetta da lui un figlio.

Questo è Il ragazzo e l’airone, il nuovo film di Hayao Miyazaki, il suo ritorno alla regia dopo dieci anni da Si alza il vento. Da molti definito come il suo testamento artistico, Il ragazzo e l’airone è un’opera fortemente autobiografica e ricca di riferimenti al cinema di Miyazaki, un viaggio nelle sue storie e nella sua vita.

Il protagonista è Mahito, un ragazzo che ha perso la madre durante un bombardamento nell’ospedale dov’era ricoverata, che lascia Tokyo insieme al padre per andare a vivere nelle campagne. La madre è morta da poco, ma il padre si è risposato con la sorella della defunta moglie e aspetta un figlio da lei. Nazuko, la zia-matrigna del ragazzo, vorrebbe che lui la accettasse come sua madre, ma questo sembra impossibile almeno fino al momento della sparizione improvvisa della donna. Sarà proprio questa vicenda che darà il via al viaggio del ragazzo, portandolo in un regno dove i morti sono più dei vivi.

Il viaggio tra memoria e accettazione

Tutto il viaggio si caratterizza come una riflessione su diversi temi, dall’impossibilità di distinguere tra buoni e cattivi alla riflessione sulla vita e sul lasciare un’eredità. Mahito incontrerà i Wara Wara, le anime che devono ancora nascere che sono costantemente minacciate dai pellicani, che possono essere fermati solo dal fuoco. I pellicani, tuttavia, non mangiano i Wara Wara per cattiveria, ma perché in quel luogo non c’è altro cibo per loro e se vogliono sopravvivere non hanno altra scelta. Incontrerà Himi, la sorella di Nazuko capace di controllare le fiamme e che accetterà il suo destino nel mondo di Mahito di morire in un incendio pur di diventare la madre del ragazzo. Troverà Nazuko in sala parto, dove però non diventerà la madre del bambino che aspetta, bensì quella di Mahito che accetterà il nuovo ruolo della donna nella sua vita.

Infine il ragazzo incontrerà il prozio scomparso anni prima, colui che sembrava aver perso il contatto con la realtà per colpa dei libri e che ora deve mantenere l’equilibrio del mondo, lavoro sempre più faticoso. L’uomo, simbolo della vecchiaia come saggezza ma anche come impossibilità di adeguarsi al mondo moderno e ai continui cambiamenti, vorrebbe fare di Mahito il suo successore e affidare a lui l’arduo compito di mantenere l’equilibrio.

Infine c’è lui, l’airone cenerino, animale legato al trapasso nella cultura giapponese e che sarà a metà tra una guida e un diavoletto tentatore durante il viaggio del ragazzo. La creatura dirà che non bisogna mai fidarsi degli aironi cenerini perché l’unica cosa che fanno è mentire, portando tutti- compreso Mahito- a chiedersi se ci si possa fidare di tale affermazione.

Una riflessione sul cinema e la vita

Il ragazzo e l’airone è un viaggio, una riflessione sulla vita e sul segno che vogliamo lasciare nel mondo. Non è sbagliato considerarlo il testamento di Miyazaki, ma è più un testamento per lui stesso che per noi: Mahito è un personaggio fortemente autobiografico, ma in fondo anche il prozio lo è. Mahito è il legame con la realtà, il prozio è l’abbandono di essa per perdersi in un mondo più fantasioso e il loro incontro può essere visto come l’unione tra il giovane Hayao Miyazaki e l’anziano, un incontro che non può avere luogo nel mondo reale ma che il cinema, dove la realtà non comanda, rende possibile.

Anna

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