La radio è stata inventata alla fine dell’Ottocento. In origine serviva per trasmettere messaggi a uno o più interlocutori, grazie al codice morse, ma in breve tempo divenne un mezzo per la comunicazione alle masse, venendo installata sulle navi. A tale scopo furono fondate stazioni che trasmettevano programmi ascoltabili da chiunque possedesse un apparecchio ricevente. Essendo il primo strumento a consentire comunicazioni del genere, alle origini la radio ebbe un impatto enorme sulla modernizzazione della società. Inoltre, dagli anni ’20 divenne uno strumento di comunicazione politica e nei regimi autoritari fu usata dai governi per fare propaganda. Dopo la Seconda Guerra Mondiale, la radio ha dovuto affrontare la concorrenza della televisione, che le ha sottratto parte dell’interesse del pubblico, senza però farla scomparire. Oggi la radio è ancora uno dei mezzi di comunicazione più diffusi.
Vari inventori cercarono di dare applicazione pratica alla scoperta. Il più noto fu un bolognese, Guglielmo Marconi, che nel 1896 riuscì a trasmettere un segnale a due km di distanza, inventando di fatto la radio. Marconi batté sul tempo un altro inventore, il russo Aleksandr Popov, che stava lavorando a un progetto simile. La radiotelegrafia (o telegrafia senza fili), come era inizialmente chiamata la nuova tecnologia, progredì molto rapidamente. Già nel 1901 Marconi riuscì a trasmettere un segnale attraverso l’Oceano Atlantico, dalla stazione di Poldhu, nel Regno Unito, all’isola canadese di Terranova.
Sin dalla sua divulgazione, la radio è diventato un mezzo comunicazione quotidiano, che accompagna le vite di tutti. Un mezzo che una volta era l’unico vigente, mentre adesso è diventato il sottofondo delle nostre vite, che ci accompagna durante un tragitto in macchina o che diventa di compagnia mentre si svolgono altre mansioni. Ma la radio è stata protagonista di molti film più o meno conosciuti, che hanno raccontato le tante sfaccettature di questo mezzo di comunicazione di massa o che è stato preso in prestito per raccontare altre storie.
A volte la radio viene data per scontata, la si accende e la si spegne per abitudine, la si usa come sottofondo alle azioni quotidiane, senza pensare alle potenze comunicative di questo mezzo, come avviene in Parla con Me, film del 2007.
A volte la radio viene vista come mezzo non solo di comunicazione, ma anche come collegamento ai ricordi di una vita. È questo il tema centrale di Radio Days, film di Woody Allen uscito nel 1987.
Può una radio diventare una seconda casa ed essere motivo di gruppo per i giovani? In Radiofreccia, film di Luciano Ligabue del 1998, s’inizia raccontando la storia di Bruno, uno speaker radiofonico, intento ad informare gli ascoltatori che quello è l’ultimo giorno delle trasmissioni di Radiofreccia.
E se la comunicazione radio potesse rivelarsi letale? Nel 2001, è stato realizzato Radio Killer, film di John Dahl, che racconta la storia del giovane Lewis, un ragazzo che, durante le vacanze estive, decide di mettersi in viaggio e arrivare fino al New Jersey per vedere Venna, la ragazza di cui è sempre stato innamorato. Tuttavia, durante il tragitto, Lewis incontra suo fratello Fuller, appena uscito di prigione, che decide di unirsi a lui. Fuller, però, costringe il fratello ad un gioco apparentemente innocente: mettersi in comunicazione via radio con un camionista sconosciuto. Un gioco che, però, si rivelerà essere molto pericoloso.
Prima dell’avvento della televisione, la radio era l’unico mezzo tramite cui era possibile, per un capo di stato, poter parlare al proprio popolo. È su questo perno che ruota la trama de Il discorso del re, film di Tom Hooper del 2010, che segue la storia di Giorgio VI d’Inghilterra, diventato re dopo la morte di suo padre Giorgio V e l’abdicazione del fratello Eduardo VIII. Il re, soprannominato Bertie, soffre di una forma di balbuzie piuttosto grande, che la moglie Elisabetta cerca di curare proponendogli degli incontri con il logopedista Lionel Logue. Egli, però, è un uomo decisamente anticonvenzionale, con metodi di insegnamento piuttosto ortodossi e che di certo con cambiano solo perché il suo paziente è un re. Dopo un inizio tumultuoso, il rapporto tra i due uomini migliora, tanto che Bertie riuscirà a tenere un discorso radio alla nazione senza problemi, annunciando l’ingresso in guerra contro la Germania, e conquistando la fiducia dei suoi sudditi.
Può la radio essere usata come mezzo di denuncia? Questo è quello che succede in I cento passi, film di Marco Tullio Giordana, che racconta la storia vera di Peppino Impastato (interpretato da Luigi Lo Cascio), giornalista molto attivo nella lotta contro la mafia. Nato in una famiglia legata ad ambienti mafiosi, Peppino cercherà di allontanarsi dalla malavita e di lottare per estirparla, sfidando Gaetano Badalamenti, boss del paese, di cui denuncia i suoi atti illeciti. Peppino persegue la sua lotta, aprendo anche Radio Aut, un’emittente radiofonica che diventa il mezzo prediletto dal giornalista per attaccare la mafia. Proprio per il suo impegno, l’uomo diventa il simbolo dell’anti-mafia e si candida alle elezioni comunali del paese, diventando protagonista della campagna elettorale che, però, finirà in maniera tragica.
Prima dell’avvento della televisione, la radio veniva usata anche per conoscere i bollettini di guerra e per avere tutte le informazioni possibili per poter sopravvivere. In Jakob il bugiardo, film del 1999 di Peter Kassovitz, viene raccontata la storia di Jakob Heim (interpretato da Robin Williams), proprietario di un caffè chiuso da tempo che, durante la seconda guerra mondiale, ascolta per caso un bollettino radio proibito che annuncia alcuni successi da parte dei russi e danno dei nazisti. Il giorno successivo, Jakob racconta le notizie a due amici e ben presto comincia a circolare la voce che Jakob possieda una radio e ciò diventa sinonimo di speranza. Così, per non deludere gli abitanti del ghetto, Jakob inventa avvenimenti e situazioni, facendo passare finti bollettini di guerra come se fossero veri.