VERTIGO – la donna che visse due volte

Solo pochi giorni fa (il 13 Agosto 1899, per essere precisi) nasceva a Leytonstone, in Gran Bretagna il “maestro della suspense”, Alfred Hitchcock.

Regista e produttore universalmente conosciuto, Hitchcock resta ancora oggi uno dei capisaldi del cinema, influenzando e ispirando il panorama cinematografico odierno. Dall’inquadratura al montaggio, dall’analisi psicologica alle variazioni del genere giallo, sono numerosi i temi chiave che caratterizzarono le sue pellicole, accumunate da un profondo amore per il cinema che il regista non tentò mai di mascherare: in più interviste si ritrovò ad ammettere “the only way to get rid of my fears is to make films about them”.

E tutti questi elementi distintivi sono racchiusi in uno dei suoi capolavori, “Vertigo-la donna che visse due volte“, uscito negli Stati Uniti nel 1958.

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Alfred Hitchcock sul set di “Vertigo” con Kim Novak

TRAMA

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La locandina del film

Ispirato al romanzo “D’entre les morts” degli scrittori francesi Boileau e Narcejac, la pellicola vede come protagonista Scottie (James Stewart), un ex ispettore che a causa di un incidente sul lavoro comincia a soffrire di acrofobia.

Viene incaricato da un amico di sorvegliare la bellissima moglie Madeleine (Kim Novak) il cui strano comportamento fa temere il suicidio. Scottie, pedinando la donna, si rende conto che il suo comportamento è dettato da una morbosa attrazione verso il ricordo della bisnonna, Carlotta Valdés, morta suicida a 26 anni.

Il protagonista si invaghisce di Madeleine ma si dimostra incapace di salvarla. A causa della sua acrofobia, quindi, non riesce a impedirle di gettarsi dall’alto di un campanile. Scottie resta devastato dalla morte della donna, fino a quando non incontra Judy, copia carbone di Madeleine.

Per mano di un flashback veniamo a sapere che la donna è proprio Madeleine, amante dell’amico di Scottie con cui ha architettato un piano per ucciderne la moglie legittima. Scottie farà di tutto pur di riavere indietro la donna di cui si era innamorato, cambiando la fisionomia di Judy per ricreare la “donna perfetta”. Ma alla fine il fato sarà loro avverso, e la morte improvvisa di Judy porterà via a Scottie anche la sua acrofobia.

“EFFETTO VERTIGO”

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“Vertigo” segna una nuova tendenza nel cinema hitchcockiano. Il regista, infatti, comincia a focalizzarsi su un gusto personale invece di sottostare alle attese del pubblico e delle major. Crea un film denso e complesso dove i generi si intersecano creando un senso di vertigine nello spettatore stesso.

A livello registico, Hitchcock conia il termine “effetto Vertigo”. Realizzato mediante una carrellata indietro e zoom in avanti, sottolinea a livello visivo l’acrofobia che colpisce Scottie (Stewart). Ma la mancanza di equilibrio segna anche la vita del protagonista, le relazioni che nel corso del film intraprende. Il rapporto con Madeleine non fa che acuire la sua acrofobia, e la sua presunta morte lo lascia destabilizzato al punto da credere di vederla apparire in ogni angolo della città.

L’incontro con Judy (che noi sappiamo essere Madeleine, per mano di un flashback sul quale Hitchcock aveva tanto insistito) colpisce Scottie, pronto a dare di nuovo corpo all’idea di cui si era innamorato, riportando in vita un fantasma, riflesso del suo desiderio più grande. E vestendola la spoglia della sua identità, ma solo quando Judy si presenta con lo chignon tipico di Madeleine (e si ritorna al tema vertigine, con la macchina da presa che indugia sui capelli della donna) Scottie potrà dichiararsi pienamente soddisfatto, e quasi con le lacrime agli occhi rivede dinanzi a se la donna che ha tanto amato.

IL RUOLO DEI COLORI

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Hitchcock non lascia mai nulla al caso e lo dimostra nelle scelte cromatiche degli abiti e delle scenografie che caratterizzano il film. Il colore assume un ruolo dominante, con la ripresa continua del rosso e del verde. Verde è inizialmente il colore di Madeleine, dell’abito che indossa la prima volta che appare in scena, colore che mette in risalto la sua carnagione chiara e i capelli biondo platino, mentre il rosso viene associato a Scottie.

Ma nel momento in cui i due personaggi cominceranno ad avvicinarsi tanto da innamorarsi l’uno dell’altro, avviene l’inversione della cromia. Dopo la morte di Madeleine, il verde ritorna dominante mediante luci al neon, ma assume un valore spettrale e inquietante, come se Judy/Madeleine uscisse direttamente dal regno dei morti. Verde diventa il colore dell’ignoto, dell’oscuro mentre il rosso è simbolo dell’ossessione e dell’amore che Scottie prova per la donna. Infine, come se il fato giocasse un ruolo centrale nella pellicola, l’ultimo abito indossato dalla protagonista prima di cadere dal campanile non solo è nero, ma è stato scelto da Scottie stesso come se il destino di Madeleine fosse già stato scritto.

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“Vertigo” è senza dubbio uno dei film più complessi di Alfred Hitchcock, dove il regista ha voluto combinare l’aspetto registico e psicologico creando un vero e proprio capolavoro del cinema, che è diventato frutto di studi e analisi continue. É una pellicola intramontabile, dove a ogni visione si possono cogliere nuovi aspetti e sfumature non notate in passato. Se amate il cinema, questo film non può mancare nella propria lista di “must-see”.

VOTO 9.5/10

Vittoria

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