The Spy è una miniserie del 2019, creata e diretta da Gideon Raff, e che vede come suo protagonista principale Sacha Baron Cohen, che è anche produttore della serie.
TRAMA:
La serie, ambientata negli anni 60, segue la storia di Eli Cohen. Cohen, figlio di ebrei originari di Aleppo vive a Tel Aviv e lavora come contabile. L’uomo è però destinato a diventare la spia più famosa nella storia del Mossad durante un periodo piuttosto particolare, che vede l’Israele in conflitto con la vicina Siria. Per il Mossad, Cohen si trasforma in Kamal Amin Thabet, magnate dell’industria tessile che vive a Buenos Aires, figlio di emigrati siriani, che sogna di tornare in Siria e supportare la causa del proprio paese. Con il passare degli episodi, l’uomo, arrivato finalmente a Damasco, riuscirà a conquistarsi un ruolo di spicco nella società politica siriana, diventando persino amico del presidente. Pur essendo una spia perfetta, Cohen ha un difetto: l’impazienza. Sarà proprio la sua impazienza a portarlo alla rovina, proprio come già preannunciato dalla falena nella sigla: più ci si avvicina alla luce più aumenta il rischio di bruciarsi.
Sacha Baron Cohen, pilastro della serie
Pur avendo tutti gli elementi per essere una serie in regola, è Sacha Baron Cohen il pilastro portante di tutta la serie. Lo stesso Sacha Baron Cohen che ci aveva abituati al suo lato comico e all’unicità della sua capacità di trasformismo. Pur essendo totalmente lontano dal genere comico, Cohen riesce a dimostrarsi un attore magistrale anche nel genere drammatico, reggendo sulle sue spalle tutto il peso della serie.
La Siria come nessuna serie l’aveva mai presentata
In soli sei episodi, The Spy, non solo racconta la storia di un’operazione sotto copertura brillantemente riuscita, ma offre anche un quadro della società siriana durante gli anni 60. Un’immagine della Siria che però rimane sfocata e difficile da mettere a fuoco per tutti e 6 gli episodi.
La solitudine, tema chiave di tutti gli episodi
Eli Cohen, prima di diventare Kamal Amin Thabet, era un semplice contabile che viveva un vita relativamente tranquilla e monotona con sua moglie Nadia. Quando però Eli accetta di diventare un spia per il Mossad e, di conseguenza, dimenticarsi momentaneamente della sua vera identità, è chiaro quanto l’uomo si senta solo. Talmente solo che, anche mentre veste i panni di Thabet, non rinuncia a scrivere lettere alla moglie rimasta in Israele, lettere che Eli sa benissimo non arriveranno mai a Nadia.
La solitudine è però alla base di ogni singolo personaggio della serie. La trama si concentra spesso anche su Nadia, rimasta sola ad aspettare Eli in Israele e senza alcuna possibilità di raccontare alla famiglia la verità su suo marito. Nadia è stata lasciata sola a dover crescere due bambine che non conoscono nemmeno il volto del padre, e la serie si impegna a mostrare quanto sia solitaria la sua vita senza la presenza del marito, così come quella degli altri personaggi.
La serie è sicuramente ben fatta, però risulta meno coinvolgente rispetto ad altre serie basate sulla tematica dello spionaggio. Forse perché si concentra troppo sul personaggio di Nadia, forse perché gli eventi storici sono quasi una sotto trama che viene continuamente trascurata. Tutto è visto e filtrato attraverso gli occhi del protagonista e di conseguenza molte vicende vengono quasi abbandonate senza che nessuno ne spieghi i reali motivi.
The Spy aveva tutte le carte in regola per poter funzionare, però non bastano Sacha Baron Cohen e il suo ineguagliabile talento a compensare una scrittura a tratti arida e un intreccio semplice, quasi banale per il modo in cui viene affrontato.
Voto: 7/10
Sara