‘Adesso faremo la cosa più umana di tutte: proveremo a fare qualcosa di inutile con un sacco di immeritata sicurezza in noi stessi per poi fallire miseramente!’
The Good Place ha terminato la sua terza stagione, lasciandoci aperti a nuove possibilità e nuove avventure. Tuttavia, però, facciamo un passo indietro e iniziamo dalla prima stagione.
LA RISCOPERTA DELLA MORALITÀ
Eleanor è una giovane donna che si ritrova nel ‘The Good Place’, una sorta di Paradiso, in seguito alla sua morte improvvisa. Michael, che si presenta come l’architetto del posto, le riassume le motivazioni per cui, una persona meravigliosa come lei, sia finita nel ‘The Good Place. Nonostante ciò, c’è un problema sostanziale: Eleanor sa di non essere affatto quella di cui Michael parla e di essere arrivata lì senza meritarselo, probabilmente rubando il posto a qualcun altro. Decide così di imparare a diventare una persona migliore. Finendo, alla fine, per esserlo.
The Good Place è un tipo di serie comica che personalmente non avevo mai visto. È strutturata brillantemente, con colpi di scena, tempi comici costruiti alla perfezione e storie contorte, ma allo stesso tempo semplici da seguire e da apprezzare.
Partendo da Eleanor, fino a Michael e a Janet, una sorta d’intelligenza universale, con le sembianze di un’umana. Continuando, poi, con Chidi, professore di filosofia, Tahani, una donna bellissima, appartenente al mondo delle celebrità e Jason, ragazzo un po’ svampito, che però fa tanta tenerezza, i personaggi sono sicuramente il punto forte dell’intera serie, quello su cui fa decisamente più leva. Infatti i personaggi ci vengono presentati in diversi scenari e contesti, ma nonostante questo è impossibile non affezionarsi a loro, ridere con loro e vederli crescere da un punto di vista non solo morale, ma anche personale.
‘Voglio dire che scegliamo di essere brave persone per il nostro legame con gli altri e il nostro innato desiderio di trattarle con dignità. In modo più semplice, non siamo da soli.’
L’AMICIZIA E L’AMORE SUPERANO L’INFERNO
Come dicevo, la particolarità di The Good Place è riproporre più volte uno stesso scenario, senza mai stancare. Anzi, riesce a donare allo spettatore sempre qualcosa di più. La grande amicizia che si viene a creare tra i quattro protagonisti e poi anche con Michael e Janet, permette a ognuno di loro di migliorarsi e ad aiutare l’altro a farlo a sua volta. Insieme riescono ad affrontare ogni sfida, ogni situazione all’apparenza irrisolvibile, questo proprio perché con la loro esperienza sono riusciti a capire che non è stato il ‘The Good Place’ a renderli quelli che sono, ma la forza del legame che li ha uniti e che li ha portati a credere in dei valori comuni.
Quindi nonostante la storia continui a procedere in maniera differente nelle stagioni successive, i 4 protagonisti rimangono in un certo senso legati da questo obiettivo comune, che non solo li rende inseparabili, ma che fa in modo che si venga a creare una dinamica tra loro impeccabile ed esilarante.
POBODY’S NERFECT, GIUSTO?
The Good Place, in questo modo, si traduce in un invito a non rinunciare ad un proprio miglioramento personale, a continuare a crescere da un punto di vista morale, cercando sempre un modo non per far si che qualcosa ci ‘torni utile’ o per, semplicemente, risultare ‘delle brave persone’, ma effettivamente per diventarlo, senza trascurare l’aiuto degli altri e quello che noi potremmo dare loro.
VOTO
9/10
Benny
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