Le mie emozioni viaggiano tre volte più del normale. Probabilmente tutto questo è dovuto al periodo particolare, ad uno strano e nuovo attaccamento alle piccole cose, che alla fine sembrano sempre le più importanti, che, alla fine, sono sempre le più importanti, quelle che ci rendono capaci di apprezzare i momenti decisivi della nostra vita. L’altro giorno ho iniziato a piangere e a tremare, la mia saturazione era scesa a ottanta e mi dicevo: “Fermati e pensa Benny”.
Mi sono chiesta: “Perché sto soffrendo in questo modo e perché in questo momento della mia vita?” e l’unica cosa che mi è venuta in mente è che non sono più capace di gestire le mie emozioni, non riesco a farcela e soprattutto non riesco a farlo in modo più o meno dignitoso.
Voi direte: cosa dovrebbe fregarti ora della tua dignità? E ora, a mente lucida, vi dico che avete ragione.
Sapete cosa diceva Charlotte Brontë? “Preferisco essere felice che dignitosa” e ha fatto pronunciare queste parole alla sua eroina per eccellenza, Jane Eyre, che è tra i miei personaggi letterari preferiti; povera, oscura, semplice, ma grandemente e splendidamente dignitosa. La dignità è qualcosa che io pretendo da me stessa e che in un modo strutturato, a volte anche con fatica, cerco di plasmare al mio essere.
Ci sono momenti in cui è importante mantenere un contegno e comportarsi in un certo modo, soprattutto quando soffri e sei in difficoltà, ma ci sono momenti in cui è altrettanto importante lasciarsi andare, esprimere le proprie emozioni, anche quelle più brutte, anche quelle piene di rabbia.
Rabbia e delusione sono sentimenti che ho provato molto in questo periodo, non solo nei confronti della mia situazione personale, ma anche nei confronti di chi mi circonda. Mi è stato detto da qualcuno di parlare il meno possibile della mia malattia, delle mie paure, dei miei momenti di sgomento, di non vittimizzarmi troppo, ma per me è diventato angosciante anche solo pensare di non farlo.
Quando il mondo che hai sempre conosciuto e che in un certo senso è cresciuto insieme a te, all’improvviso, non per tua volontà, cade a pezzi, ci si aggrappa ad ogni piccola cosa. È come in un film post apocalittico: quando succede il disastro, chi sopravvive deve convincersi che, per quanto sia tutto nebuloso e soffocante, c’è qualcun altro che può avere bisogno e che, in un modo o nell’altro, chi ha il privilegio di aver resistito, deve, per forza, provare a vincere le sue paure, perché è l’unico ad essere rimasto ed è suo dovere andare avanti e ricostruire e ricostruirsi. E seppure siano persone del tutto normali, persone comuni, che non hanno mai voluto avere niente a che fare con il potere, diventano eroi in modo inaspettato, forse perché non rinunciano ad essere se stessi e forse perché non rinunciano ad aggrapparsi ad una vita che li ha messi difronte ad una sfida difficile, a volte invincibile.
Avere paura che tutto possa finire e che non ci sia più tempo per fare anche quelle cose che hai sempre considerato piccole e scontate, non solo è dignitoso, è eroico.
Vorrei poter scendere dalle montagne russe ed essere felice!
Benny
Questo è un racconto che ha scritto Benny, che si chiama Montagne Russe. Ci tenevamo molto a pubblicare questo suo groviglio di pensieri, pensieri di una Benny che ci teneva a mostrare i vari lati della malattia senza nascondersi.
Una benny forte, coraggiosa, e dignitosa. Fino alla fine.
Tre anni senza di lei… sembrano così tanti, se pensati così. Ma infondo così pochi. Così ingiusti.
Questo blog era importante per Benny, ha dato tutta se stessa anche quando non era nel pieno delle sue forze. Ha lavorato per noi, sempre, e questo non lo dimenticheremo mai.