I’m yours and you’re mine, and that’s it. You’re with me all the time
“Se la Strada Potesse Parlare” è un film del 2018 tratto dall’omonimo libro di James Baldwin e diretto da Barry Jenkins.
Non è facile riassumere tutta la storia racchiusa in questo piccolo film con un grandissimo potenziale. Non è facile farlo soprattutto perché storie come quella narrata nel film sono reali e purtroppo ancora attuali.
Trama:
Tish (Kiki Layne) e Fonny (Stephan James) sono una giovane coppia di ragazzi afroamericani alla ricerca della loro prima casa dove poter finalmente convivere in uno spazio tutto loro. Tutto sembra quasi svolgersi per il meglio in quell’America degli anni 70 dove la segregazione razziale valeva ancora più della legge. Inizialmente il film appare come il racconto, narrato dai vari protagonisti, della storia d’amore per certi versi difficile tra Tish e Fonny, ma questa momentanea pace scompare non appena Fonny viene arrestato per lo stupro di una donna. Una donna che non lo ha nemmeno visto in faccia e lo accusa solo perché un poliziotto bianco glielo indica come sospettato.
Come se questo non bastasse, la donna che ha accusato Fonny sparisce nel nulla spegnendo qualsiasi possibilità di poterlo scarcerare. Tish, che intanto scopre di aspettare un bambino da Fonny, insieme alla sua famiglia cercherà in tutti i modi possibili di liberare l’uomo che ama e che sa essere innocente.
Quando è il colore della pelle a definirti uomo
Il tema risonante in un modo brutalmente fastidioso per la sua verità è quello della segregazione. L’odio nei confronti della comunità afroamericana è nascosto in tutti gli angoli di questo film persino in quelli in cui la telecamera non si posa mai, obbligando lo spettatore a riflettere e a indignarsi. Nonostante il film sia ambientato negli anni 70, oggi, 40 anni dopo, la situazione non sembra essere cambiata più di tanto.
Il Dubbio
Il film non ha un vero e proprio finale e neanche quell’ultima scena è in grado di spegnere quella rabbia che i film come questo sono in grado di creare. Questa sorta di non conclusione lascia sì con l’amaro in bocca, ma porta anche lo spettatore a porsi una serie di domande di cui conosce già la risposta. Perché Fonny è realmente finito in prigione? Riuscirà mai ad uscirne?
Sembra quasi stupido, ma la risposta ad entrambe le domande dipende da uomini bianchi troppo impegnati a sentirsi superiori per seguire la legge e essere umani.
Regina King, colonna portante del film
Remember, love is what brought you here. And if you’ve trusted love this far, don’t panic now. Trust it all the way.
Pur non interpretando la protagonista, Regina King riesce a catturare completamente l’attenzione dal pubblico diventando la protagonista di ogni scena in cui compare. Allo stesso tempo il suo personaggio – Sharon, la madre di Tish – è il personaggio chiave che sembra tenere insieme tutti gli altri in una situazione così complicata è delicata.
Un film da Oscar
“Se la Strada Potesse Parlare” è stato candidato a ben 3 Premi Oscar: Miglior Attrice Non Protagonista (Regina King), Miglior Colonna Sonora (Nicholas Britell) e Miglior Sceneggiatura Non Originale (Barry Jenkins). L’unica statuetta vinta è stata quella di Regina King (che per pura coincidenza si è fatta accompagnare sul palco da niente poco di meno che Chris Evans).
Voto: 8/10
Sara