MARRIAGE STORY

Si dice che solo chi ha provato sulla propria pelle il dolore sia in grado di raccontarlo. “The thing you are most afraid to write. Write that.”, scriveva la poetessa Nayyirah Waheed, a riprova di quanto la scrittura sia un mezzo per esprimere se stessi, nella propria natura più intimista.

Noah Baumbach, nominato al premio Oscar per “The squid and the whale“, altra pellicola nella quale trattava il tema della separazione, mette la sua esperienza autobiografica per raccontare la “storia di un matrimonio”: il suo.

Sposato con l’attrice Jennifer Jason Leigh, la coppia si separa nel 2013, passando attraverso un divorzio che segnò fortemente il regista. Separazione che racconta con delicatezza e profondità in questo film, distribuito da Netflix, dove i due protagonisti, Charlie e Nicole, hanno il volto di Adam Driver e Scarlett Johansson.

RICORDARE PERCHÉ SI HA AMATO

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Il primo compito che viene dato a Charlie e Nicole durante la fase della separazione è lo scrivere una lettera, nella quale inserire i motivi per cui si sono amati. Piccole azioni quotidiane, dettagli che a un occhio esterno potrebbero sembrare invisibili, diventano la base di un amore sincero, durato anni.

“Quello che amo di Nicole. Ascolta veramente quando le persone parlano. Ci taglia sempre i capelli. Fa dei regali stupendi. É competitiva. É un’ottima ballerina.” “Quello che amo di Charlie. Non si guarda spesso allo specchio. Piange facilmente per un film. Capisce immediatamente il mio stato d’animo. Ama fare il padre.”

Quando finisce un amore diventa necessario ricordarsi perché si ha amato. E Charlie e Nicole dimostrano con le parole quanto il loro amore sia stato profondo e sincero. Sembra paradossale, durante un divorzio, esprimere le ragioni per cui un amore è nato e si è evoluto, ma per Noah Baumbach diventa essenziale dimostrare come una coppia cambi durante la separazione, e tutto il dolore fisico e psicologico che questa comporta si riflette sul volto e sullo sguardo dei due protagonisti.

UN SISTEMA CHE SCHIACCIA

Ma un divorzio diventa ancora più impegnativa quando in mezzo c’è un figlio. Henry diventa il fulcro, quasi il punto di intersezione di una inevitabile separazione tra marito e moglie. Diventa l’ultimo elemento in comune in un rapporto che si sta via via sgretolando. Ma diventa anche il motivo per cui la situazione va in pezzi, con l’entrata in scena di avvocati con i quali i due genitori cercano di contendersi il figlio.

Entrano in gioco le assurdità, le manipolazioni che la burocrazia porta con sé. Nelle fredde e algide aule del tribunale, l’amore che c’è stato viene schiacciato da feroci parole taglienti pronunciate dagli avvocati. Charlie e Nicole non possono concedersi neanche uno sguardo, e ogni minima azione, ogni frammento di errore diventa un’arma per distruggere l’altro.

All’interno di questo ambiente glaciale, Nicole e Charlie sono sempre lontani, separati da qualcosa o qualcuno che non permette loro di avvicinarsi di nuovo. Dietro a questo mancato avvicinamento vi sono però anche degli errori, che hanno fatto precipitare il matrimonio: “ho capito di non aver mai avuto una mia vitalità. Alimentavo la sua.” rivela Nicole a Nora (l’immensa Laura Dern), suo spietato avvocato divorzista, “non mi vedeva proprio, non mi vedeva come qualcosa di distinto da sé.”

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BARBER CONTRO BARBER

Se il riferimento a “Kramer contro Kramer” film del 1979 che vedeva protagonisti Meryl Streep e Dustin Hoffman alle prese con una lotta senza esclusioni di colpi per ottenere la custodia del figlio è d’obbligo, “Marriage Story” si muove su una strada differente.

Non è una guerra quella che Noah Baumbach mette in scena, ma l’inevitabile evoluzione di un amore che deve confrontarsi con un dolore che da privato diventa pubblico, trasportato in un tribunale. E sono i due interpreti, Adam Driver e Scarlett Johansson che ergono il film sulle loro spalle.

Con rispetto e delicatezza descrivono non solo con le parole ma anche con lo sguardo e il corpo la fragilità emotiva durante un divorzio: con una recitazione di stampo fortemente teatrale, proiettano sui loro personaggi una sofferenza e una disperazione che hanno radici fortemente biografiche (come per Scarlett Johansson, reduce da un matrimonio finito con una durissima lotta legale). C’è tanta umanità nei loro personaggi, trasmessa con occhi arrossati o pieni di lacrime, ma anche con grida e parole che feriscono, tagliano, ma che vengono pronunciate quando il dolore è incontenibile.

STORIA DI UN MATRIMONIO

“Mi sono innamorata di lui due secondi dopo averlo visto per la prima volta, e non smetterò di amarlo anche se ora non sembra avere più senso.” Con un film come “Marriage Story” si piange, e tanto. Ma si ride anche, specialmente per le goffe azioni che Driver/Charlie compie per dimostrare l’immenso amore che prova per il figlio Henry. Fa riflettere, moltissimo, il modo in cui le istituzioni non parlino la stessa lingua della coppia, ma allo stesso tempo non facciano che parlare per loro, anche al di fuori dell’aula del tribunale.

“A volte bisogna aspettare che una cosa si rompa per riuscire a comprenderla” dice Baumbach, “proprio attraverso la struttura narrativa di un divorzio ho potuto guardare indietro e raccontare la storia di un matrimonio.” Perché dopo tutte le battaglie, dopo tutte le urla e le spietatissime parole, Nicole e Charlie non smettono mai di guardarsi con quello sguardo pieno di rispetto e devozione, che solo chi ha provato davvero l’amore sulla propria pelle può davvero comprendere.

Prima che Charlie si allontani, Nicole lo richiama a sé per allacciargli la scarpa. Il famoso gesto o dettaglio, per alcuni invisibile, che parla per coloro che sembrano essersi detti già tutto: non smetterò mai di amarti, magari non come quando eravamo sposati, ma l’amore tra due persone che hanno lottato e sanno ancora guardare ai dettagli, non potrà mai esaurirsi totalmente.

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VOTO 8.5/10

Vittoria

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