A dieci anni dalla sua ultima pubblicazione, Aimee Bender torna con La notte delle farfalle, un romanzo nostalgico ricco di temi e simbologie importanti.
Francie è una bambina di 8 anni e vive con sua madre Elaine, soggetta a delle psicosi. Durante uno di questi episodi, la donna dice a sua sorella Minn che la figlia ha un insetto dentro di lei. Saranno queste parole a dar inizio ad un susseguirsi di eventi tragici quanto magici. Nel giorno in cui la madre viene portata in ospedale, Francie viene affidata alla sua babysitter. La sua vita sta per sconvolgersi irremissibilmente e lei questo lo sa bene: il giorno dopo si trasferirà a casa degli zii a Los Angeles e lei non potrà più vivere con sua madre.
Nella stessa notte, Francie nota una lampada con un paralume decorato di farfalle. Al suo risveglio, vede una farfalla morta, identica a quella del paralume dentro un bicchiere d’acqua. Lontana dagli occhi della babysitter, Francie decide di bere deglutendo anche la farfalla. Dopo l’accaduto, nel corso degli anni la protagonista affronterà eventi bizzarri: scoprirà in un suo quaderno di scuola un coleottero essiccato e noterà un bouquet di rose, identico al motivo floreale delle tende di casa.
Confusa, ma ormai autonoma e adulta, Francie decide di elaborare i suoi ricordi per comprendere quello che le è successo. Consapevole della familiarità con le psicosi, la ragazza decide di fare degli esami ma i medici le dicono che non ha nessun sintomo della malattia mentale. Cosa è successo allora a Francie? Che spiegazione c’è dietro questi eventi bizzarri?
Il romanzo
Con La notte delle farfalle, Aimee Bender affronta un tabù ancora stigmatizzato nella nostra società: la malattia mentale. La presunta capacità di dare vita ad insetti ed elementi naturali terrorizza Francie. Quando decide di rompere il segreto e confessarlo ai familiari, le reazioni sono di negazione o paura. Ed ecco che compare l’elemento chiave dell’autrice: il realismo magico come metafora di situazioni e problemi quotidiani.
Davvero Francie ha quel potere? A questa domanda, l’autrice risponde con degli indizi disseminati nel corso del romanzo. Il suo responso non si impone, permettendo al lettore di arrivare alla conclusione autonomamente ma allo stesso tempo, consente di scegliere come interpretare la storia.
I temi de La notte delle farfalle
La malattia mentale di Elaine è una presenza incombente: una paura talmente strutturata quasi da diventare la vera protagonista del romanzo. È lo scheletro de La notte delle farfalle, sul quale l’autrice ha composto le vicende e i personaggi.
Il rapporto madre e figlia è ambivalente, mai davvero sereno. Entrambe hanno paura che la piccola manifesti segni premonitori della malattia. Questa preoccupazione fa in modo che qualsiasi atteggiamento di Francie venga interpretato come un segnale eclatante delle future psicosi. L’assenza di gerarchia nel loro rapporto permette (e costringe) Francie ad assumere il ruolo di madre. Infatti, la bambina tenta di proteggere Elaine dai suoi stessi pensieri e dalle azioni psicotiche, cercando di prevedere i suoi prossimi episodi.
Simultaneamente, si fa portavoce di una battaglia contro la sua stessa famiglia la quale, nonostante l’affetto nei confronti di Elaine, la tiene a distanza. Rende così manifesta la sua sofferenza: desidera che sua madre non venga vista come una malata contagiosa, eppure la teme ed ha paura di aver ereditato le psicosi.
Le simbologie: il punto chiave del romanzo
Sembra quindi ovvia la simbologia della farfalla, quell’insetto che sta dentro il corpo Francie pronto a diventare qualcos’altro. Un qualcosa che nessuno è disposto ad accettare. Ma la farfalla non si veste solo del simbolo del dubbio e della paura. Assume a suo modo anche un significato più tradizionale ovvero un cambio di vita e situazioni. Ed è forse questo l’aspetto più affascinante dell’intero romanzo: le svariate simbologie che possono assumere gli oggetti ad uso quotidiano.
Quella banalità, proprio perché inserita in un contesto comune, se colta con un occhio differente può diventare magica. La tenda gialla ad esempio, diventa una macchina del tempo, un luogo dove Francie può esplorare i suoi ricordi. Il lucchetto della stanza della protagonista, la coperta, uno spiedino da kebab e la professione stessa di Francie hanno tutti dei significati. Bisogna rifletterci per poterli portare alla luce ma l’autrice ci aiuta, ripresentando questi segnali più volte, in modo tale da poterli processare.
Non è un romanzo perfetto: può risultare monotono in moltissimi punti della narrazione. Nella seconda metà del romanzo, ci si potrebbe chiedere come l’autrice vuole concludere la narrazione, data la scarsità dei colpi di scena. Inoltre, potrebbe risultare meno potente rispetto al romanzo precedente. Ma per i temi affrontati (e la delicatezza con la quale vengono raccontati), La notte delle farfalle è un libro che merita di essere letto. Per chi ha già avuto modo di leggere i libri precedenti dell’autrice, non rimarrà deluso dal suo stile: la nostalgia, il realismo magico e la profondità delle relazioni sono l’autografo di Bender, anche qui tutti presenti.