Jeffrey Epstein: soldi, potere e perversione è una miniserie televisiva americana prodotta da Netflix su niente poco di meno che Jeffrey Epstein. La miniserie si basa sul libro Jeffrey Epstein: Filthy Rich di James Patterson e co-scritto da John Connolly e Tim Malloy.
The Talented Mr. Epstein
Jeffrey Epstein nasce a New York nel 1953 e fin da subito ci si accorge della sua intelligenza fuori dal comune: impara a suonare il piano a 5 anni e a 16 si diploma alla Lafayette High School dopo aver saltato due anni. Mentendo sulla sua laurea mai conseguita, Epstein riesce a farsi strada come solo le persone come lui sanno fare, lasciando il posto da insegnante per un ruolo inizialmente marginale alla The Bear Stearns Companies, una banca d’investimento statunitense attiva a livello globale nei settori dei servizi finanziari. Nel 1980, quattro anni dopo essersi unito a Bear Stearns, Epstein diviene socio in accomandita semplice anche se poi, l’anno dopo gli verrà chiesto di lasciare Bear Stearns per violazioni della politica interna che rimangono poco chiare.
Epstein costituisce poi la sua società, J. Epstein & Co, che lo porterà ad essere consulente di figure di spicco come Steven Hoffenberg e Leslie Wexner diventando in breve tempo un miliardario che si divideva fra finanza, politica e attività poco legali.
Ma non è su come Jeffrey Epstein sia riuscito a costruirsi il suo impero che la miniserie vuole soffermarsi. No, perché Epstein oltre a essere un imprenditore, magnate a quant’altro è stato anche un criminale statunitense, arrestato per abusi sessuali e traffico internazionale di minorenni.
L’altra faccia della medaglia
Nel 2005, la polizia di Palm Beach, dove sorgeva una delle tante residenze di Epstein, ha incominciato a indagare sull’uomo dopo che un genitore si era lamentato per le molestie ricevute dalla figlia di 14 anni. Solo che quello che la polizia pensava essere un caso isolato si è rivelato essere una rete intricata di potere e corruzione, uno schema piramidale con il qualche Epstein e la sua compagna Ghislaine Maxwell riuscivano in un modo o nell’altro ad uscirne sempre puliti.
La miniserie sceglie di dare voce alle vittime, vittime che per anni sono state ignorate dalla giustizia e dalle istituzioni corrotte che non avrebbero tratto alcun beneficio a mettersi contro di lui. Vittime che all’epoca degli abusi erano poco più che bambine, provenienti di solito da situazioni familiari non delle più felici e ottimali, spesso già vittime di abusi, e che Epstein riusciva, spesso grazie all’aiuto della sua compagna, a reclutare e convincerle al silenzio. Testimonianza dopo testimonianza, si comprende subito il modus operandi di Epstein: attirare nelle proprie case le sue vittime con la scusa di pagarle per farsi fare un massaggio e ad alcune ragazze che si rifiutavano veniva chiesto di portare altre amiche dando vita così a una tela intricata che non si limitava di certo a Palm Beach.
La fine
Arrestato e infine condannato nel 2019 per traffico sessuale di minori, Epstein viene trovato morto nella sua cella il 10 agosto 2019. La sua morte verrà poi archiviata come suicidio, nonostante le lesioni sul suo corpo facciano pensare più un omicidio, come affermeranno gli stessi avvocati di Epstein.
Una miniserie quasi perfetta
La miniserie è sicuramente ben fatta e vale la pena guardarla. L’unica sua pecca è la decisione di non coinvolgere e dare maggior rilievo alle altra personalità di spicco coinvolte con Epstein e nel suo traffico. Della sua compagna, Ghislaine Maxwell, arrestata di recente, ci viene detto pochissimo, qualche dettaglio sulla sua infanzia e il fatto che aiutasse Epstein, ovvero quasi nulla pensando al suo ruolo sicuramente centrale. Anche Andrea il Duca di York viene solo brevemente accennato nonostante Trump stesso avrebbe detto di chiedere al figlio prediletto della regina per avere informazioni su quello che succedeva nell’isola di Jeffrey Epstein. Lo stesso si può dire di moltissime altre persone che lo avrebbero aiutato delle quali però viene solo rivelato il nome e nulla di più.
Voto: 8
Sara