Ci sono serie originali Netflix ben riuscite e altre che invece si rivelano essere un disastro stratosferico. Fortunatamente Criminal rientra nel primo gruppo.
La serie del 2019, composta da 12 episodi ambientati in quattro stati diversi è completamente inaspettata, diversa da qualsiasi altro prodotto poliziesco targato Netflix. Tema principale è la confessione, in tutti i 12 episodi lo spettatore assiste infatti a 12 interrogatori completamente diversi fra di loro, che trattano svariati tipi di crimini, soffermandosi anche su episodi di cronaca recente come ad esempio l’attentato al Bataclan di Parigi nel 2015.
L’ambientazione, filo conduttore che lega tutta la serie
Pur essendo ambientati in quattro paesi diversi (Regno Unito, Francia, Germania e Spagna) e apparentemente scollegati fra di loro, tutti gli episodi sono accomunati dall’ambientazione: la sala degli interrogatori. È proprio in quell’unica stanza che prende vita la serie, crollano bugie e i segreti tornano a galla. La sala interrogatori è uguale in tutti i paesi, stessi mobili, stessa luce rossastra a rischiarare il volto dei protagonisti, persino stessi distributori automatici, diventando la protagonista assoluta della serie. Proprio l’ambientazione lega gli episodi che geograficamente parlando distano fra di loro migliaia di chilometri, permettendo non solo riunire tutti gli episodi in un’unica serie (divisa in quattro miniserie da tre episodi ciascuna) ma anche allo spettatore di familiarizzare con l’ambiente.
Il lato umano della serie
Altro elemento comune a tutta la serie è la squadra di polizia che svolge le sue indagini. Tutti gli episodi infatti seguono l’interrogatorio svolto dagli agenti dei diversi paesi. Tutte le squadre, pur svolgendo lo stesso lavoro, sono completamente diverse fra di loro, e ogni serie decide di soffermarsi sulle diverse personalità che compongono ciascuna squadra. In questa decisione emerge il lato nascosto e incredibilmente umano delle serie, determinata a mostrare gli aspetti più fragili che si celano dietro ciascuna persona, colpevole o innocente che sia.
La forza espressiva che fa da pilastro alla serie
L’ambiente in cui la serie si svolge è limitato, quasi claustrofobico e non permette grandi possibilità di azione come ci si aspetterebbe da qualsiasi serie poliziesca. Però è proprio la limitazione dello spazio che permette agli attori di condurre lo spettatore quasi tenendolo per mano, attraverso l’episodio. Punto di forza della serie è sicuramente la bravura degli attori, non solo di quelli che interpretano i poliziotti, in grado di trasmettere tutta la stanchezza e la frustrazione causata da svariate ore di interrogatorio senza soste ma anche dei sospettati. Sole per citarvi un esempio, in Criminal UK ritroviamo sia Hayley Atwell che David Tennant che con i suoi continui “no comment” e la sua forza espressiva regge l’intero episodio sulle sue spalle. Criminal punta tutto sui suoi attori, riuscendo in un’impresa in cui altre serie Netflix hanno fallito.
La serie, creata da Jim Field Smith e George Kay, i cui episodi prendono il nome dei diversi sospettati, è sicuramente ben riuscita merito anche degli episodi della durata di soli 40 minuti. Minuti in cui può succedere di tutto, e questo tutto si rivela sempre essere una sorpresa completamente inaspettata.
Voto: 8/10
Sara
Mi avete fatto incuriosire tantissimo. Dalla recensione sembra che la serie voglia includere chi guarda all’interno della scena!