BABY, SECONDA STAGIONE.

A distanza di un anno, la serie italiana targata Netflix ritorna con una nuova stagione dal 18 ottobre.
Non tutti forse lo sanno, ma la serie ha come spunto lo scandalo delle baby squillo dei Parioli di un paio d’anni fa.

Forse è solo una giornataccia. È che ci scriverei un tema sulle giornatacce. Sul sentirsi soli“.

Poca cronaca, molta introspettiva

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Nonostante sia il punto di partenza, lo scandalo viene poco affrontato. I produttori e gli sceneggiatori, infatti, hanno deciso di mostrare principalmente i sentimenti e le sensazioni tipiche dell’adolescenza.
La seconda stagione di Baby riesce a riscattarsi sotto alcuni punti di vista, ed elimina alcuni problemi, mantenendo però un aspetto fondamentale: mostrare l’angoscia adolescenziale relativa agli ostacoli in cui ci si può imbattere e cercare di creare un ponte fra realtà e la finzione in cui rivedersi. Prima di essere una serie volta a dipingere la realtà del fenomeno delle baby squillo, si vuole incentrare l’attenzione su ciò che le serie italiane spesso non raccontano: i loro dubbi, le loro paure. E vuole farlo anche raccontando ciò e chi li circonda, soprattutto le loro famiglie e l’ambiente scolastico.

Dentro la stagione

Una volta finita l’estate e ricominciata la scuola, scopriamo che Ludovica ha ancora il telefono datole da Saverio, e ha continuato a incontrare degli uomini.

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Chiara, invece, ha sentito qualche volta Damiano, rimasto nel giro di Fiore, e aspetta di rivederlo. Nel frattempo, la madre di Ludo frequenta il preside della scuola, che accoglie un nuovo insegnante di filosofia.
Chiara, Ludovica e i loro amici anche in questa stagione agiscono in modo confuso e troppo approssimativo, generando una serie di eventi da cui non si può tornare indietro. Per quanto riguarda gli adulti, dal loro canto perdono qualsiasi connotazione positiva e si dimostrano incapaci di gestire o proteggere i ragazzi.
È come se gli atteggiamenti degli adulti, che invece di sensibilizzarli e guidarli fanno ben altro, facessero sentire i ragazzi in diritto di ribellarsi comportandosi in modo violento, spesso al limite della legge.

La serie italiana più vista

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Nonostante sia definito “trash”, o “di bassa lega” da molti spettatori italiani, i numeri non mentono: Baby risulta essere la serie tv made in Italy più vista dai membri che sottoscrivono un piano Netflix. Che siano opinioni positive o negative, conta poco, perché ciò che interessa all’azienda è che se ne parli. E per farlo, la gente sa che prima deve guardarlo. E così anche Netflix.
Il fanbase di Baby è grandissimo, e quello conta quando si tratta di confermare una serie per una nuova stagione. Indipendentemente dal livello di intrattenimento, la serie è riuscita ad essere universale e a non parlare solo dell’Italia, ma di ragazzi che potrebbero vivere in qualsiasi luogo.
A parer mio, nonostante gli intrighi e le varie situazioni creatisi, la visione offerta dalla serie non è credibile. Ma con ciò non voglio dire che sia giusto ignorare che Parioli, e così altri quartieri ricchi d’Italia e del mondo, sia toccato da droga, violenza e prostituzione, anzi. Tuttavia, Baby non è nata come serie di cronaca, perciò renderla metafora della decadenza moderna della società si colloca abbastanza al limite del vero.

Ilaria

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