“Per aspera ad astra“. “Attraverso le asperità sino alle stelle“. Il regista James Gray riprende questa famoso motto latino per dare titolo al suo ultimo lavoro cinematografico ambientato nello spazio che vede protagonista Brad Pitt.
Pitt interpreta Roy McBride, un astronauta affermato che cela però un trauma legato alla perdita del padre (Tommy Lee Jones), disperso e creduto morto da anni dopo una fallimentare esplorazione spaziale alla ricerca di forme di vita aliene. Attraverso un viaggio nel Sistema Solare per trovare un rifugio per un’umanità da tempo minacciata, Roy scoprirà una verità che per molto tempo gli è stata celata.
IL TEMA DELLO SPAZIO
Da “Interstellar” di Christopher Nolan a “Gravity” di Alfonso Cuáron, la tendenza ad ambientare molti film nello spazio sembra essere piuttosto diffusa tra i grandi registi. James Gray non si lascia sfuggire l’occasione, e accompagnato da un ottimo Brad Pitt racconta un viaggio visivamente sublime all’interno del sistema solare.
Gray sembra conoscere profondamente questo tema, e si ispira soprattutto dal punto di vista visivo a capolavori del cinema come “Blade Runner” e in particolare “2001 Odissea nello spazio“. La cromia dominante è il bianco, che lascia presto spazio a una fotografia ricca di luci al neon, che immergono lo spettatore in un vero e proprio spettacolo visivo.
Ma le vere protagoniste sono le stelle, nelle quali i personaggi fluttuano nello spazio silenzioso, che resta quel luogo dove si cerca e si trova la più grande solitudine.
UN VIAGGIO INTROSPETTIVO
Lo spazio diventa però lo sfondo sul quale l’astronauta Roy McBride muove i suoi passi, incerto e in continua lotta con se stesso. La prima parte del film si mostra fredda e distaccata così come lo è lo stesso protagonista. Roy parla solo con le macchine che lo circondano, tanto da diventare egli stesso un rigido apparecchio all’apparenza privo di sentimenti.
Ma un flusso di pensieri accompagna lo spettatore, che riesce a entrare in contatto con le emozioni di Roy solo attraverso questo espediente. Il trauma della perdita del padre lo divora, e la possibilità che possa essere ancora vivo lo logora completamente invece che sollevarlo.
Lo spazio vuoto e silenzioso rappresenta metonimicamente il vuoto che caratterizza Roy, che trascura l’amore che la moglie Eve (Liv Tyler) prova a concedergli, perché è come se il suo cuore fosse altrove, nello spazio, con il padre.
Solo quando un passato fatto di ricordi di film in bianco e nero e musical riaffiora, in Roy ritornano tutti quei sentimenti che per molto tempo aveva celato, ma solo quando si confronterà con il suo passato e lo lascerà andare potrà veramente ricominciare.
UN FILM ALTALENANTE
James Gray ce la mette tutta per ottenere l’attenzione dello spettatore con una regia coinvolgente e una fotografia che rapisce. Ma nella prima parte del film manca quella morsa che colpisce emotivamente, e si resta ad ammirare un quadro meraviglioso, ma che non riesce a trasmettere nulla.
Roy è inizialmente troppo distante psicologicamente perché lo spettatore possa empatizzare con lui, e anche l’ambientazione sembra andare di pari passo con questa idea, mostrandosi algida e fredda. Questa chiave di lettura sembra però voluta dallo stesso Gray, come per sottolineare maggiormente la differenza tra la prima e la seconda parte della pellicola.
Nella seconda parte del film infatti, Gray propone una vera e propria inversione di rotta, ricorrendo a una regia molto più sentita e intima, con molti primi piani di Roy che lascia finalmente fluire i sentimenti che lo tenevano legato. Quando le lacrime gli bagnano il viso e quando urla nello spazio solitario, non solo ci sentiamo emotivamente coinvolti ma anche fortemente commossi.
Comprendiamo che Roy è diventato quello che è per il mondo che lo circonda, e da figura distaccata che era si dimostra uno dei pochi e veri umani che popolano il morente pianeta Terra. E il messaggio finale che lancia è di pura speranza, “io vivrò e amerò ad oltre“, come se la sua solitudine fosse finalmente finita e come se fosse veramente pronto per tornare a casa.
VOTO 8/10