Le Deluge

About the movie
Le Déluge è un film apocalittico nel senso più letterale del termine: quello di svelamento. Racconta la fine di quell’assolutismo e di quella monarchia che sembrava non potesse arrivare mai, mettendo a nudo due tra le icone più universali della Storia, per la prima volta davanti al popolo, a sé stessi, e all’umanità.

What martie thinks
Da appassionata di film storici, non potevo non parlarvi di questo.
Online viene definito ‘Intimo’ e non c’è parola più azzeccata. La maggior parte delle scene sono molto realistiche, quasi soffocanti ma potenti.

Intervista a Fabio Massimo Capogrosso
Già compositore delle apprezzate colonne sonore di Esterno Notte e Rapito, Fabio Massimo Capogrosso ha realizzato le musiche di Le Déluge mischiando la complessità del suo linguaggio musicale, potente e raffinato, con un gusto molto contemporaneo. “Non volevamo musiche ‘classiche’, cioè d’epoca – ha detto il regista e sceneggiatore Gianluca Jodice con cui Capogrosso ha lavorato a stretto contatto per la composizione delle musiche del film – Volevamo una firma più contemporanea, radicale, rischiosa. Ogni film storico racconta più l’epoca in cui è girato che l’epoca che mette in scena e noi volevamo essere all’altezza di questa consapevolezza”.
In Le Déluge si mischiano atmosfere d’epoca con sottili ma profonde emozioni umane trasversali ad ogni momento storico. Intervistato da Ciak Fabio Massimo Capogrosso racconta come ha scelto il tipo di musicalità che avrebbero dovuto avere le musiche di Le Déluge e in che modo è riuscito a sottolineare il contenuto di ogni scena.

“Con Gianluca abbiamo lavorato molto sulle musiche di Le Déluge. È stato un percorso di ricerca intenso e profondo iniziato sin dalle prime stesure della sceneggiatura. Se inizialmente l’ambientazione storica e la forma tripartita del film sembravano suggerire l’uso di una scrittura sinfonica ci siamo accorti poi che questo avrebbe forse penalizzato il significato più profondo e metafisico del film. Abbiamo lavorato quindi su sonorità estremamente contemporanee pur mantenendo un pensiero musicale che richiamasse il periodo classico. A successioni armoniche tipicamente tonali si alternano brani decisamente dissonanti e a sonorità orchestrali si alterna l’uso dell’elettronica. È stato molto importante per me iniziare a dialogare con Gianluca molto tempo prima dell’inizio delle riprese; amo scrivere sulla drammaturgia piuttosto che sull’immagine e l’avere un dialogo costante anche in fase embrionale è stato importante per poi maturare il risultato finale dell’opera”

La realizzazione di colonne sonore d’autore come sono le sue comporta un grande lavoro sia al livello di inventiva che sul piano tecnico. Quali sono state le maggiori difficoltà che ha incontrato? Quali invece le soddisfazioni che questo lavoro le ha regalato?
“Il lavoro di ricerca artistica passa sempre attraverso il superamento di difficoltà di vario genere. La maggior soddisfazione sta proprio in questo: scrivere un brano – che sia sinfonico, per cinema, per teatro, da camera – ti porta sempre a scontrarti con dei lati del tuo inconscio; è un lavoro di ricerca complesso e, per certi versi, molto travagliato. La vera soddisfazione sta proprio nel saper superare queste difficoltà e affrontare la paura che il pentagramma bianco ti incute. Vedere le proprie idee prendere vita, a volte anche in maniera quasi incontrollata. Poter portare queste idee al cospetto di grandi orchestre e grandi musicisti. Poter trarre ispirazioni dalle parole di artisti come Bellocchio, Jodice o dalle interpretazioni di attori come Fabrizio Gifuni, Melanie Laurent, ecc.. è qualcosa di veramente impagabile”

Parallelamente ad una brillante e importante carriera come compositore di musica colta, Le Déluge arriva dopo un grande lavoro fatto con il regista Marco Bellocchio per le musiche di Esterno Notte e Rapito, entrambi, in un certo senso, film in costume, come anche Vangelo secondo Maria di Paolo Zucca e dopo l’esperienza del toccante Il tempo che ci vuole di Francesca Comencini. Se dovesse tracciare un bilancio di queste intense e importanti esperienze come lo riassumerebbe?
“Il bilancio è di grande felicità e soddisfazione. È un percorso che comporta enormi sacrifici e uno stile di vita faticoso e molto rigoroso. Provo però un sentimento di infinita gratitudine per aver avuto la possibilità di lavorare su opere così potenti e profonde come Rapito, Esterno notte, Le Déluge.”

Intervista a Gianluca Jodice – “Un punto di vista diverso sull’inizio della nostra epoca”
L’attualità, i merletti dell’Ancien Régime e lo spazio scenico: il regista racconta la sua (notevole) opera seconda. Al cinema.
Spazio, luce, tempo. Su questi tre elementi, e dividendo il film in altri tre atti, Gianluca Jodice rivede gli ultimi giorni della monarchia francese in Le Déluge. Film ambizioso, decisamente cinematografico, incline ad una lettura moderna. Maria Antonietta e Luigi XVI, rispettivamente Mélanie Laurent e Guillaume Canet, rinchiusi a palazzo prima di venire decapitati. È il 1792, epoca di rivoluzioni e di ghigliottine. Epoca tragica, epoca di transizione: dall’Antico Regime fino ad oggi, quando la politica resta attaccata alla sovranità e allo status quo.
Del film, uscito in sala dopo il passaggio a Locarno, ne abbiamo parlato con Gianluca Jodice, partendo proprio dallo spazio scenico: “Lo spazio, ovviamente, segue i tre atti e ogni atto, ovviamente, racconta uno stadio evolutivo della situazione e della personalità dei personaggi, ha un codice espressivo diverso”, ci spiega il regista. “Per quanto riguarda lo spazio, sì, nel primo atto il protagonista, anche se sembra quasi una provocazione dirlo, è più il salone più i personaggi. L’obiettivo era ricostruire, stando sempre nella stessa stanza, l’immaginario settecentesco, andando poi a decostruire il tutto, cambiando messa in scena. C’è una sorta di pacificazione, come se la tragedia investisse sia i carcerati che i rivoluzionari”.

Suggestivo il pensiero dietro Le Deluge – Gli ultimi giorni di Maria Antonietta di Maria Antonietta: un momento crepuscolare e di passaggio, che con il sangue e le ghigliottine ha poi scritto la prima pagina della Storia moderna. “Ho letto e ascoltato molte interviste di uno storico marxista, tra l’altro francese, che dice una cosa abbastanza scomoda, inquietante, che può essere presa anche male. Dice che molto probabilmente la violenza politica della contemporaneità, il germe, è nato dal terrore della Rivoluzione Francese”.

Ancora, “Il germe dell’odio per l’avversario politico, che non è un avversario dialettico, nasce da lì. Tant’è che nella scena finale del film, dove c’è quel salotto dei rivoluzionari, suggerisco che si taglieranno la testa tra di loro dopo pochi mesi. Quindi, il fiume della storia, del trauma, avvolge tutto e tutti. C’è poi un aneddoto periferico: il personaggio che accoglie i reali, e addetto alla sorveglianza, fu poi giustiziato perché ritenuto troppo empatico. La violenza era quasi un obbiettivo e non un mezzo”, spiega il regista.

Uno sguardo inedito
Gianluca Jodice, che nel 2020 aveva raccontato invece D’Annunzio ne ‘Il Cattivo Poeta’, si sofferma poi sulla documentazione che ha anticipato la produzione del film: “Mentre scrivevamo il film, mi ha colpito moltissimo leggere l’epistolario di Maria Antonietta agli ambasciatori, alle amiche, all’amante. E sembrava di leggere Maria Antonietta come se fosse una regina delle favole… Se invece leggi gli articoli di Robespierre, sembrano scritti da un uomo moderno, che parlava come un sindacalista di oggi. C’era una separazione antropologica, e sembravano due tipi di Secoli diversi”.

Lo spazio scenico del film
Tra l’altro, Le Déluge toglie il mito e la patinata dai merletti, dalle parrucche e dalla cipria dell’Ancien Regime, spesso raccontato al cinema. “È sempre molto eccitante quando scopri un punto di vista nuovo su storie e personaggi visti e stravisti, anche rappresentati già bene”, prosegue il regista. “Il nostro è un segmento di quel periodo breve, così recintato nello spazio e nel tempo. C’è solo qualche polpettone televisivo che racconta tutta la rivoluzione. Insomma, nella sua forza sia drammatica che emblematica, storicamente, neanche i francesi l’hanno mai preso così di petto la loro Rivoluzione”.

martie

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Torna in alto
it_ITItaliano
en_GBEnglish (UK) it_ITItaliano
Vai alla barra degli strumenti